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Le specialità nei derivati del pane: quale futuro?

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Si chiamano derivati del pane tutti quei prodotti che vengono dall’unione e trasformazione del grano con l’acqua e che si caratterizzano, appunto, per non essere pane lievitato da tavola, bensì per essere qualcosa di surrogato ma con la stessa funzione.

E’ cosa nota che in Italia il pane è un alimento fondamentale nella tavola, così come lo sono i suoi surrogati nelle tradizioni delle varie regioni italiane che noi sappiamo essere tante e differenti,

La stessa pizza, etimologicamente, è un surrogato del pane, così come la ligure focaccia. In Romagna c’è la piadina, in Puglia la puccia ed ancor più i taralli, in Piemonte in grissini, insomma tutti surrogati del pane che accompagnano gli antipasti o i secondi piatti nella tavola, oppure più banalmente come snack.

Per noi il pane ed i suoi surrogati sono l’assoluta normalità, ma non in tutto il mondo esiste una simile cultura; il pane è tipico, infatti, nella tradizione araba e di alcuni paesi del sud Europa, tra cui l’Italia forse massima esponente.

Quel che è certo è che qui tale cultura si è trasformata in una vero e proprio consumo di massa, che varia da regione a regione ma che, complice anche grande distribuzione, oggi alcune tradizioni territoriali si sono definitivamente generalizzate in tutto il Paese, ed anche all’estero.

In Italia, secondo i dati di Nielsen IQ, nei canali di vendita Iper+Super+Liberi Servizi+ Discount si sono registrati nell’ultimo anno quasi mezzo miliardo di euro di vendite di specialità nei derivati del pane (si legga a tal proposito l’analisi delle vendite pubblicata su GDONews nei cinque articoli dedicati), a cui si devono aggiungere le vendite che i produttori nazionali stanno generando con l’esportazione. E’ un mercato in grande crescita e con margini di miglioramento.

Ed è così, anche l’export è una voce sempre più importante per questa categoria merceologica, seppur con la consapevolezza che da noi l’importanza che riveste il comparto è molto differente.

I canali di sfogo di questa merceologia sono molteplici: si pensi ad esempio a quale compagnia aerea non elargisce ai suoi passeggeri come snacks proprio i surrogati del pane? O quale retailer internazionale non possiede uno snack nel suo assortimento affini alle più internazionali patatine o popcorn?

È diversa la rilevanza, ma i prodotti da forno salati (surrogati del pane) hanno un loro rilevante mercato che è destinato a crescere.

Il 2022 è stato un anno terribile per la produzione, la guerra russo ucraina ha generato un stop temporale all’esportazione del grano tenero proveniente dall’Ucraina (“Il granaio d’Europa) che ha mandato in shock la produzione italiana per qualche mese, per poi riprendere regolare.

Questo sussulto aveva provocato non solo incertezza, ma anche un folle incremento dei prezzi delle materie prime che avevano, poi, dovuto essere tradotti come una scure sui prezzi al pubblico. La debolissima inflazione del 2023 registrata da Nielsen IQ e pubblicata da GDONews, era la conseguenza delle montagne russe l’anno prima, e quindi è logico anche pensare ad un incremento dei volumi di vendita rispetto al 2022.

L’innovazione

Farla su questo comparto è difficile, negli anni l’offerta si è allargata verso gli insaporitori di queste referenze (dal classico olio d’oliva, al peperoncino, rosmarino, etc), oppure verso una più accurata presentazione del packaging, ma di vera innovazione non si può parlare.

Su GDONews una serie di studi mettono a fuoco le dinamiche delle vendite del comparto, l’evoluzione della MDD, la rilevanza della pressione promozionale, la distribuzione del fatturato sui vari territori, i vari e gli andamenti dei vari segmenti, mentre su Retailink si approfondisce l’offerta, dando la parola proprio alla produzione ed alla gdo.

Sul futuro grosse nubi non se ne vedono, la stabilizzazione dei prezzi è oramai cosa fatta; ciò non significa che si tornerà al passato, non si vede all’orizzonte deflazione, ma i prezzi si dovrebbero essere assestati.

L’analisi tecnica che viene svolta su GDONews, con dati, numeri ed analisi, ha portato ad una consapevolezza: questa è una categoria che serve alla gdo per “racimolare” soldi, contributi promozionali, tanto necessari agli equilibri dei bilanci di esercizio del retailer.

Su Retail Link gli approfondimenti sono quelli del futuro dell’offerta, che sempre porta al mercato qualcosa di nuovo. Chi si ferma è perduto.

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