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Piadine e taralli non rappresentano più delle specialità territoriali, lo dicono i numeri. Analisi dati NIQ

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I derivati del pane rappresentano una categoria importante per gli assortimenti della grande distribuzione italiana perchè sono espressione di una cultura secolare, quella gastronomica italiana, che vede il pane al centro nostre abitudini alimentari. Il grano è sempre stato fondamentale per la cultura italiana e non solo (si pensi a quella araba che, come la nostra, fa girare attorno alle loro abitudini alimentari proprio il pane ed i suoi derivati).

L’Italia, molto più di tutte le altre culture al mondo, è rappresentazione di varietà e vastità grazie ai suoi straordinari regionalismi, e questi trovano terreno molto fertile nei derivati del pane.

E se crackers e grissini sono gli antesignani di questi, poi tradotti in abitudini nazionali soprattutto grazie alla ristorazione, oggi le piadine ed i taralli confermano questa tradizionale che da regionale si trasforma definitivamente in nazionale.

I numeri parlano chiaro: quelle che vengono chiamate specialità dei derivati del pane, cioè i taralli, le piadine, le friselle, etc nell’anno terminante Gennaio 24 hanno generato in GDO un fatturato pari a 480 milioni di euro nel perimetro S+I+LS+D.

Una categoria, nella sua ampia accezione, che vede leader una multinazionale come Barilla che, però, nel dettaglio delle specialità non manifesta i tratti di riferimento come avviene in altri segmenti.

Questo comporta delle dinamiche evolutive della categoria differenti rispetto al resto del comparto.

Entriamo nel dettaglio delle vendite per comprendere le esatte dinamiche di questa interessante categoria merceologica.

Derivati del pane: analisi del comparto

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Derivati del pane: analisi del comparto