Il clima e le malattie continuano a mietere vittime. Quest’anno è il turno del succo d’arancia che vede il Brasile come maggior esportatore mondiale, davanti agli Stati Uniti (in particolare lo Stato della Florida).
Il Financial Times riporta che “I futures sul succo d’arancia – che consentono agli operatori del settore di proteggersi dalle oscillazioni dei prezzi – sono in crisi dalla fine del 2022, quando un uragano, seguito da un’ondata di freddo, ha devastato acri di aranceti in Florida, la principale regione di coltivazione negli Stati Uniti, il secondo produttore mondiale” (per leggere l’articolo completo clicca qui).
L’Italia, ed il sud del mediterraneo in generale, è grande produttore di arance e non subisce il problema in prima persona, ma i mercati mondiali sono interconnessi e l’esplosione dei prezzi a livello internazionale è destinata a provocare aumenti anche a casa nostra.
Il problema si è aggravato adesso perchè la prospettiva di un raccolto deludente in Brasile, unitamente ad una malattia che porta all’inverdimento degli agrumi che sta affliggendo il paese sudamericano, ha gettato nel panico il mercato.
Sempre il FT riporta che “i futures sul succo d’arancia concentrato, negoziati all’Intercontinental Exchange di New York, hanno toccato martedì 4,92 dollari la libbra, quasi il doppio del prezzo di un anno fa.”
Per certo, come in tutti i mercati esistono le scorte, e quello del succo di arancia (congelato) non fa eccezione, ma queste si stanno esaurendo perchè sono sotto pressione da almeno due anni.
Per tale ragione si sta pensando di sostituire le arance con i mandarini, le cui piante sono più resistenti; in Giappone, ad esempio, paese che importa quasi il 90% del succo d’arancia consumato, la catena 7eleven sta lanciando una bevanda proprio a base di succo di arancia e mandarino assieme per ovviare al problema del prezzo al pubblico e contenerlo.
Cosa succederà nel sud Europa ed in Italia?
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