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A Macfrut 2024 la filiera dell’innovazione varietale in frutticoltura: si è parlato di una nuova tavola rotonda

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Il tema è dei più caldi dal momento che riguarda i brevetti e la tutela dell’innovazione varietale. Un tema scandagliato a Macfrut nel convegno “La filiera dell’innovazione varietale in frutticoltura: brevetti, forme di protezione e modelli di sviluppo commerciale”, promosso da SOI (Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana) e CIVI Italia nell’ambito del Salone del Vivaismo (Plant nursery Area). A confronto mondo dell’università, ricercatori e imprese per trovare un punto di incontro tra protezione delle ricerca e utilizzo commerciale.

Spiega Stefano Lugli, coordinatore eventi Plant nursery Area, tirando le fila della tavola rotonda. “Tra le maggiori innovazioni avvenute in frutticoltura spiccano quelle legate alla genetica, ottenute grazie a numerosi e importanti programmi di breeding sviluppati a livello internazionale sia a livello pubblico che, soprattutto, privato.

Parallelamente alla diffusione di nuove varietà è cresciuto l’interesse di breeder ed editori al ricorso a forme di protezione brevettuale delle innovazioni tanto è che oggi la quasi totalità dei nuovi rilasci varietali viene lanciata sul mercato attraverso privative comunitarie o nazionali, brevetti spesso accompagnati da marchi commerciali. Conseguentemente, anche le formule adottate per diffondere queste innovazioni si sono evolute nel tempo. Di queste tematiche si è discusso in una partecipata e animata tavola ‘calda’ a Macfrut”.

Il primo a prendere la parola è stato Daniele Bassi dell’Università degli Studi di Milano. “La normativa UE che regola la protezione dei diritti di proprietà intellettuale delle nuove varietà vegetali presenta almeno tre elementi di peculiarità, che la contraddistinguono da legislazioni simili in altri paesi, USA in particolare. Punto primo: la protezione si estende fino al frutto, per cui l’operatore (compreso il venditore finale) che possiede i frutti di una varietà, protetta deve saper render conto della provenienza di tali frutti, così che si possa risalire ad eventuali utilizzi non autorizzati della cultivar protetta.

Punto secondo: la protezione si estende anche alle mutazioni che eventualmente dovessero insorgere, garantendo così da una troppo facile ‘elusione’ dei diritti del costitutore, che ha sostenuto l’onere dell’ottenimento della varietà originale. Terzo: non è impedito l’utilizzo del polline da parte di terzi: in questo modo non si limita l’allargamento della base genetica della specie. Questi gli aspetti positivi. Esistono però criticità, come emerse dai relatori nel corso dei loro interventi”.

In un’ottica europea ha parlato Francesco Mattina, Presidente UCVV (Ufficio Comunitario delle Varietà Vegetali), l’agenzia chiave dell’Unione Europea dedicata alla protezione dei diritti dei costitutori di nuove varietà vegetali. “L’importanza dell’UCVV risiede nella sua capacità di garantire che i costitutori possano ottenere diritti di proprietà intellettuale sulle nuove varietà vegetali, incentivando così l’innovazione e la competitività nel settore agricolo europeo.

Un aspetto ricorrente riguarda il lungo intervallo di tempo tra la presentazione della domanda di protezione e la concessione effettiva della privativa per ritrovato vegetale. L’UCVV è consapevole di questa criticità specialmente nel settore degli alberi da frutto ed ha implementato diverse misure per ridurre questi tempi. La necessità di rendere il sistema più performante ed efficiente non può, tuttavia, compromettere gli imperativi di qualità ed il rispetto dei protocolli tecnici dell’UCVV”.

Il convegno poi ha concentrato l’attenzione a due filiere: melo e kiwi

Partiamo dal melo con l’intervento di Walter Guerra del Centro di sperimentazione Laimburg. “L’attività di miglioramento genetico del melo a livello globale ha raggiunto i massimi storici come intensità. È auspicabile che anche in futuro i tanti nuovi ibridi vengano testati nell’ambito di prove indipendenti come quelle della rete EUFRIN con oltre 20 istituzioni pubbliche europee, tra cui 5 italiane, prima di essere messe a dimora con un investimento importante a lungo termine.

Oltre agli ibridi nel mondo del melo si riscontrano una miriade di mutazioni sempre più simili che mettono a dura prova gli esaminatori del criterio della distinguibilità, una delle prerogative per ottenere una privativa. Il melo è la specie frutticola in cui sono nati i primi progetti di introduzione sul mercato con vincoli di esclusività, allo stato attuale si contano oltre 70 cosiddetti club”.

Sempre sul melo anche Jurgen Braun variety management del KIKU. “Tutti questi club vogliono creare benefit per la filiera, vogliono rafforzare l´offerta, offrendo per definizione un prodotto di nicchia. Al centro delle attenzioni stanno il produttore ed il consumatore, i key player della filiera: da una parte il produttore per offrirgli una remunerazione più attrattiva rispetto alle varietá libere, e per incentivarlo a produrre costantemente qualitá altissima.

Tutto questo a beneficio del consumatore, il quale vuole anche essere corteggiato con un marchio attrattivo e pieno di contenuti autentici e validi. Subentrano dunque diversi concetti di promo-comunicazione, ma anche di commercializzazione stessa per tutti questi club”.

Jürgen Braun ha poi proposto due case study, del marchio KIKU per illustrare un “club light” oppure semi-libero, e la nuovissima Crimson Snow come club vero o proprio oppure “Club tight”.

Un tema scandagliato a Macfrut nel convegno “La filiera dell’innovazione varietale in frutticoltura: brevetti, forme di protezione e modelli di sviluppo commerciale.

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Un tema scandagliato a Macfrut nel convegno “La filiera dell’innovazione varietale in frutticoltura: brevetti, forme di protezione e modelli di sviluppo commerciale.